top of page
Il Coordinamento Nazionale Scienze della Formazione Primaria Nuovo Ordinamento risponde ad ANLI, Associazione Nazionale Liberi Insegnanti, solo perché il comunicato, pubblicato in data 15 luglio 2020, ha del grottesco.
Scrivere della realtà giuridica e dei fatti non significa insultare i diplomati magistrali né essere intrisi di odio.
Essere precari non equivale a credere che la scuola sia un ammortizzatore sociale né autorizza ad avere la mentalità borbonica del “posto fisso”, senza sottoporsi a una verifica concreta delle competenze.
L’associazione, nata a tutela dei maestri e dei futuri maestri laureati, ha sempre difeso la qualità didattica e il diritto dei bambini ad avere docenti selezionati, ha lottato per qualcosa, non contro qualcuno.
A partire dal 2014, i ricorsi privi di fondamento hanno permesso ai soggetti interessati di entrare in GAE con una cautelare e a molti dei quali, non tutti, di improvvisarsi insegnanti, a 20/30 anni da quel diploma magistrale, senza formazione e aggiornamento.
In classe si è visto proprio di tutto, dall’ex commesso all’avvocato, occupazioni e professioni rispettabilissime, ma senza preparazione pedagogica e didattica.
Non si è contro i precari né contro i diplomati, si puntualizzano solo le azioni di coloro che, anziché chiedere a gran voce i concorsi e studiare, hanno preferito fare i ricorsi e pagare.
Anche i laureati sono stati alunni, ma i loro maestri non si erano raffazzonati in classe, avevano scelto consapevolmente di insegnare e avevano superato anche più procedure concorsuali per l’immissione in ruolo.
I maestri laureati non hanno mai espresso superiorità nei confronti dei colleghi diplomati, moltissimi dei quali hanno retto e sorretto il sistema di istruzione, vincitori di concorso o in GAE a pieno titolo, ma di coloro che, senza alcun merito, li hanno scavalcati negli incarichi di supplenza, e di coloro che continuano a sbraitare sui social network, cercando di impietosire l’opinione pubblica e svilendo le migliaia e migliaia di famiglie che, con enormi sacrifici, sostengono economicamente i figli all’università.
bottom of page