Continuiamo a essere riforniti di mascherine inadeguate e continuiamo a comprare di tasca nostra le FFP2, per proteggere i bambini, le nostre famiglie e noi stessi.
Ci spostiamo tutti i giorni, senza un rafforzamento dei mezzi pubblici, per andare a lavorare. Siamo gli unici dipendenti della pubblica amministrazione a dover convivere molte ore al giorno con altre 25 persone in uno spazio fisico di 20 metri quadrati. Non c’è “rima buccale” che tenga di fronte all’oggettiva composizione di classi e strutture!
Nell’inadeguatezza dei protocolli, tra staticità e dinamicità, mascherina sì e mascherina no per i bambini, scambio di materiale sì, scambio di materiale no, siamo stati “la sperimentazione animale” della curva pandemica e abbiamo continuato a star zitti anche sentendo e leggendo la nenia delle “scuole sicure”, con colleghi positivi, malati e in terapia intensiva.
Abbiamo permesso di tenere aperte anche le mense per garantire il tempo pieno alle famiglie e abbiamo aumentato i nostri turni per coprire le classi con docenti in quarantena.
Consapevoli dell’età di riferimento e del lockdown precedente, abbiamo lavorato il doppio per rafforzare e consolidare competenze e obiettivi di apprendimento e per stare perfettamente in pari, in termini di programmazione e progettazione, con quello corrente.
Abbiamo dovuto valutare in maniera differente, a 10 giorni dagli scrutini del primo quadrimestre, perché il MI, in piena emergenza sanitaria, ha deciso anche di cambiare criteri di valutazione, senza il tempo necessario per una formazione adeguata ai docenti, senza informare adeguatamente le famiglie.
Pronti allo sciopero
Ora dovremmo recuperare le lezioni fino al 30 giugno? Noi docenti ci stiamo già fino al 30 giugno a scuola per programmare l’anno scolastico successivo.
Com’è possibile pensare di fare didattica e lezioni frontali a 20/25 bambini, seduti per 8 ore su una sedia, con 40 gradi all’ombra?
L’azione mediatica discriminatoria verso noi docenti è iniziata da tempo, ma è diventata insostenibile, specie nei confronti dei maestri, laureati proprio come i professori delle scuole secondarie, ma senza la loro stessa dignità, gli stessi diritti e doveri, monte ore e remunerazione.
Questa volta non staremo zitti, ma siamo pronti a scioperare e manifestare.
ADESSO BASTA!
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