Secondo alcune elaborazioni apparse sui siti di settore, i posti previsti per il concorso ordinario infanzia/primaria dovrebbero essere 12.863 in totale. La tabella con la ripartizione dei contingenti regionali ha destato preoccupazione e scalpore fra i laureati in Scienze della Formazione primaria N.O., in modo particolare salta all’occhio che in 9 regioni, tutte del sud, la possibilità di ottenere il ruolo attraverso la procedura selettiva è ridotta al lumicino. Appare evidente una netta riduzione degli eventuali posti messi a bando rispetto a quanto promesso e previsto dalla politica. A giugno del 2019, il Consiglio dei Ministri autorizzava l’avvio delle procedure per il reclutamento di 16.959 docenti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, di cui 10.624 per l’anno scolastico 2020/2021 e 6.335 per l’anno scolastico 2021/2022. Dopo il via libera da parte della corte dei conti, il decreto veniva pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 luglio 2019. La domanda, quindi, sorge spontanea: dove sono finiti più di 4000 posti? Inoltre, è notizia di pochi giorni fa, l’approvazione del Decreto del presidente della Repubblica con il quale si dà il via libera all’assunzione di 4500 docenti sui posti residui relativi ai pensionamenti “Quota 100.” Nelle passate settimane, però, dal Miur si parlava di 9000 cattedre, liberate sempre a seguito dei prepensionamenti ottenuti da “Quota 100.” Da qui, la legittimità del chiedersi: dove sono finiti 4500 posti? Perché questi posti non vengono utilizzati per il concorso ordinario infanzia/primaria? I laureati in scienze della formazione primaria dopo aver assistito all’espletamento del concorso-sanatoria del 2018, sono in attesa da ormai due anni di un concorso ordinario con un numero di posti messi a bando adeguato, che dia loro la possibilità di stabilizzazione attraverso una reale verifica delle competenze. Possibile che ci sia sempre così poco spazio al merito?
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